Eccesso di potere, vizio di legittimità e merito

Eccesso di potere, vizi di merito e di legittimità dell’atto amministrativo. L’eccesso di potere coniuga le esigenza di giustizia con quella di certezza del diritto




vizio, legittimità, merito


, nel senso che ne fa presumere la dissonanza con l’interesse pubblico e la cui presenza implica la violazione di vere e proprie norme giuridiche. A questo punto si pone la domanda: che cosa distingue l’eccesso di potere dal vizio di merito, che concerne appunto l’utilizzo non corrispondente a criteri di opportunità, convenienza e buona amministrazione del potere discrezionale da parte dell’organo amministrativo?
Si suole rispondere che con l'eccesso di potere si realizza una violazione di norme giuridiche, mentre con i vizi di merito si realizza una violazione di norme non giurdiche.
Ma allora in che cosa si differenza dalla violazione di legge, per cui è ammesso il sindacato del Giudice ordinario? Se si realizza una violazione di norme giuridiche, non si è più nell’ambito dell’attività discrezionale ma di quella vincolata e quindi della violazione della legge, in senso lato. Per rispondere a questa apparente contraddizione più che perdersi in astratte definizioni e distinzioni che non hanno fondamento nelle norme e nei principi dell’ordinamento giuridico bisogna rifarsi all’elaborazione giurisprudenziale del vizio, alla natura “pretoria” della stessa, ed al concetto di autonomia del Diritto Amministrativo.
Il legislatore, infatti, non ritenendo sufficiente la tutela del cittadino e dell’interesse pubblico fornita dall’interpretazione solo formale delle leggi, secondo la loro lettera, come richiesto al Giudice ordinario, secondo il criterio oggi recepito dall’art. 12 delle preleggi e volendo anche dare una protezione sostanziale ad esigenze di Giustizia Amministrativa ha introdotto, la figura dell’eccesso di potere e ne ha attribuito l’ attuazione e elaborazione ad un giudice specializzato: il Consiglio di Stato.
Per ottenere una tutela contro l’ingiustizia di atti della P.A. da parte di norme giuridiche, occorre che tale ingiustizia non sia opinabile ma consista in una violazione di valori recepiti in forme specifiche per soddisfare l’esigenza della certezza del Diritto . Per questo l’atto ha un vizio di legittimità quando l’ingiustizia sostanziale è certa. Per stabilire la certezza dell’ingiustizia bisogna rifarsi a delle figure tipiche di eccesso di potere ,elaborate dalla giurisprudenza che costituiscono delle vere e proprie norme giuridiche, che la P.A. non può violare.
In questa maniera si ottiene la coniugazione delle esigenze di giustizia con quelle della certezza. Non a caso c’è poi una figura di chiusura dell’eccesso di potere che è l’ingiustizia manifesta, in cui la certezza dell’ingiustizia non deriva dalla corrispondenza a figure tipiche di eccesso di potere ma è evidente di per se stessa.
Il Diritto amministrativo è nato attraverso la Giustizia Amministrativa ed ha una sua autonomia,in quanto il Giudice Amministrativo non è obbligato ad applicare l’art. 12 delle Preleggi ma può dare una tutela anche sostanziale all’interesse pubblico, e quindi all’interesse del privato, quando coincide con esso, ma solo quando questo è protetto da norme giuridiche , nate dall’elaborazione giurisprudenziale sulla figura dell’eccesso di potere .


Avv. Giuseppe Tarditi








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