LInfinito di Leopardi: da quello infinito silenzio oltre la siepe al dolce naufragare in questo mare (ritorno nel grembo della madre?) Analisi critica del testo con metodologia psicanalitica
Giacomo Leopardi Linfinito
«Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare»
(Giacomo Leopardi)
Nella vita particolarmente tormentata di Giacomo Leopardi, egli riesce a trovare pace nellInfinito , dove il poeta porta allinterno di sé e del suo mondo lo spazio ed il tempo senza confini. I primi tre versi del canto echeggiano la serenità e la dolcezza che sono generate da elementi cari al poeta (sempre caro mi fu )e soprattutto vicini a lui ( questermo colle e questa siepe).La siepe è un elemento del mondo fisico, ma anche la linea di demarcazione tra questo e linfinito, che, anche se il guardo esclude, il poeta riesce comunque a contemplare grazie allo sconfinato potere del sentimento e della immaginazione. Leopardi esprime questa dolce calma piena di attesa con i due gerundi ,sedendo e mirando, che rallentano il ritmo che diventa poi incalzante, con la serie di congiunzioni ed aggettivi ( interminati spazi e sovrumani silenzi, e profondissima quiete ), che esprimono progressivamente una serie di pulsioni vitali , culminanti nella liberazione e dissoluzione del proprio io negli interminati spazi. Il poeta però non si abbandona alle pulsioni, ma riconduce subito queste sensazioni nel suo io che le controlla con la serenità della ragione (io nel pensier mi fingo).Larmonia e la serenità del verso, la potenza del pensiero e del sentimento gli permettono di percepire, di pensare, quasi di pesare, con la grandezza del suo animo, contemporaneamente la voce della vita , il Divenire , linfinità del Silenzio e dellEssere (io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando). E un attimo , un po sospeso dai due punti a metà del verso, poi il Leopardi riprende londata di espansioni e pulsioni reiterate ed, anche attraverso la dialettica tra le morti stagioni e la vitalità del presente, Leopardi esce di nuovo dal suo mondo e si riapre alleterno. Anche qui la serie di congiunzioni, tra laltro dopo la virgola, dà il senso dellansia di gustare fino in fondo e di continuare a vivere queste sensazioni e pulsioni: e mi sovvien leterno, e le morti stagioni, e la presente e viva , e il suon di lei. Il Leopardi conquista linfinito spazio-temporale (leterno), da una parte lo fa suo e dallaltra annulla il suo pensiero nellimmensità del sentimento: in questa immensità sannega il pensier mio. A questo punto il poeta si ferma, cè un momento di pausa quasi eterno, è un attimo fermato da due punti ,alla fine del verso, per preannunciare ed ,allo stesso tempo, lasciar gustare appieno il successivo abbandono finale di tutto il suo io in una sensazione di totale appagamento: il naufragar mi è dolce in questo mar. Mentre precedentemente limmenso era quello infinito, dove quello indica qualcosa lontano da chi scrive (lelemento intangibile al di là della siepe), alla fine del canto diventa questa immensità, questo mare. Laggettivo questo indica difatti lavvenuta interiorizzazione dellinfinito e delleterno, di conseguenza se prima la percezione dellimmensità provocava al Leopardi un sottile brivido, ove per poco il cor non si spaura, ora il naufragar è dolce in questo mare. E lindividuo dunque che annega nellinfinito, dopo averlo portato dentro di sé, nel suo mondo. Dopo pulsioni , intervallate da momenti di pausa , Leopardi conclude il canto con il dolce piacere anche materiale dei sensi : ritorna nel grembo della madre. La simbologia del mare, che rappresenta la madre e lassonanza del termine (mare /madre) riportano Giacomo Leopardi,il primogenito, infatti alla madre e allabbandono alla materia (mater/materia) . Inconsciamente la fine ed il fine della poesia sono quindi il ritorno alla madre. E appunto in questo ritorno che Leopardi risolve la contraddizione tra il finito e linfinito, tra la ragione ed il sentimento. A differenza dellUlisse di Dante, dove il mare/la madre rappresenta lamore per laltro, per il mondo sconosciuto, nellInfinito di Leopardi il mare /la madre rappresenta il ritorno in se stesso: il ritorno nel grembo della madre è infatti un ripiegamento su se stesso e non la potente violazione delle colonne dErcole, per seguire virtute e canoscenza. In questo senso in questo canto cè una forte carica di Eros, naturalmente non eteroriferito, ma egoriferito : la contraddizione di un rapporto amoroso con se stesso. Tale carica si esprime attraverso le ondate successive di pulsioni, intervallate da pause, con cui il Leopardi porta linfinito dentro di sé, superando le contraddizioni tra il suo mondo chiuso (la monade, lindividuo) e gli spazi sterminati, tra lo stormire del vento e linfinito silenzio, tra il passato ed il presente.