Analisi del nuovo sistema elettorale<br>Un approfondimento tecnico sulle norme che hanno permesso agli Italiani nel 2006 di scegliere il nuovo Parlamento e forse entrare nella terza repubblica<br>

Analisi del nuovo sistema elettorale
Un approfondimento tecnico sulle norme che hanno permesso agli Italiani nel 2006 di scegliere il nuovo Parlamento e forse entrare nella terza repubblica


Con la nuova legge elettorale cambia anche il sistema politico e partitico, a tal punto che si può parlare di una nuova fase della storia istituzionale di uno stato, almeno in Italia, visto che in altri paesi questo passaggio avviene come conseguenza di una modifica della Costituzione, come nel caso francese o dell’abbattimento del muro in Germania…Ma da noi tutto è precario persino le fasi storico-istituzionali.

E’ interessante per capire come si modificherà la situazione analizzare secondo un profilo tecnico i punti salienti della riforma.

 

Punti comuni al sistema di Camera e Senato
La caratteristica più evidente è che dai collegi uninominali si passa alle liste bloccate su base nazionale.  Scompaiono i collegi uninominali, il territorio nazionale sarà diviso in circoscrizioni, all'interno delle quali i partiti si presenteranno con liste bloccate, con la possibilità quindi per l'elettore di scegliere la forza politica, ma senza esprimere una o più preferenze tra i vari candidati. Questo dovrebbe eliminare le candidature indipendenti di notabili di zona, i partiti locali e rafforzare i più diffusi a livello nazionale. Si punta dunque ad un “Parlamento fotocopia” che rappresenterà il più fedelmente possibile le tendenze politiche presenti nel paese. Ulteriore novità è rappresentata dal fatto che non vi sarà il riequilibrio tra le forze politiche poiché, non essendoci voto maggioritario, non è attuato lo scorporo, meccanismo che sottraeva una quota di voti utilizzati per ottenere il seggio maggioritario alla lista proporzionale.

Non tutti i partiti potranno accedere alla distribuzione dei seggi, in quanto sono previste soglie su modello della Sperrklausel tedesca (clausura di sbarramento), cioè un limite minimo di voti che ogni partito deve prendere per accedere al Parlamento.

 

Saranno ancora le coalizioni protagoniste, infatti, è previsto un premio di maggioranza. I partiti infatti potranno coalizzarsi e vincerà la coalizione che ottiene più voti sommando quelli ottenuti da tutti i partiti alleati tra loro. E’ previsto un premio di coalizione per consentire allo schieramento vincente di disporre di una maggioranza certa e pertanto dargli la possibilità di esprimere un governo. Tal espediente è piuttosto complesso è eccessivamente labile.  A detta di molti costituzionalisti e parlamentarismi infatti sarebbe più opportuna l’elezione diretta del premier come avviene alle regionali, eventualmente anche con un suo “listino” come premio di maggioranza.  Tale situazione sarebbe preferibile e più coerente con l’impianto della riforma, considerando che ogni coalizione sceglie ufficialmente un suo capo. Si ottiene dunque una sostanziale indicazione del premier, pur rimanendo le prerogative spettanti al presidente della Repubblica, previste dall'articolo 92 della Costituzione, riguardo alla nomina del presidente del Consiglio.

 

Visto il crescente tasso d’astensionismo il voto diviene “dovere civico”: é inserita la menzione del voto quale “dovere civico”, oltre che diritto, di tutti i cittadini. Un'espressione che riproduce quella dell'articolo 48 della Costituzione, anche se non è accompagnata da nessuna sanzione. Probabilmente questa norma sarebbe stata più sensata nella Costituzione a modifica del già citato articolo, ma considerato il rito aggravato si è preferito inserirla solo nella legge elettorale.

In materia di raccolta firme, visiti i problemi di falsificazioni, si è scelto di eliminare quest’onere per quei movimenti che sono in Parlamento dall'inizio della legislatura precedente, com’era stato già stabilito per le elezioni europee. La legge, infatti, specifica che i partiti o i gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in entrambe le Camere dall'inizio della legislatura e i gruppi che abbiano almeno un seggio nel Parlamento europeo, non dovranno raccogliere le firme per la presentazione delle liste elettorali. Lo stesso vale per i partiti o i gruppi politici rappresentativi di minoranze linguistiche che abbiano conseguito almeno un seggio in occasione delle ultime elezioni per la Camera o per il Senato.

La nuova legge tutela le minoranze linguistiche, coalizzate o non coalizzate, con una norma che prevede che nelle Regioni a statuto speciale potranno accedere al riparto dei seggi superando la soglia del 20%. Anche questa modifica evita eventuali obbiezioni di costituzionalità, in quanto  le minoranze linguistiche sono, infatti, tutelate dall’art. 6 della Costituzione.

 

I sistemi delle camere divergono tra loro sebbene basati sullo stesso impianto, in quanto il Senato viene, come stabilito dall’art 57 della Costituzione, eletto su basse regionale.


Il sistema della Camera

I seggi da assegnare sono 618 su 630 complessivi, togliendo i 12 appartenenti alla circoscrizione Estero. Per accedere alla loro ripartizione occorre superare lo sbarramento del 10% per la coalizione e quello del 2% per il singolo partito inserito nella coalizione. E’ previsto però il ripescaggio per la miglior forza politica che in ogni colazione non ottiene almeno il 2%. Per i partiti che si presentano da soli lo sbarramento è fissato al 4%. La coalizione vincente che non ottiene almeno il 55% dei voti, otterrà un premio di governo per avere una maggioranza di 340 deputati.

Il sistema del Senato

Le soglie di sbarramento ed eventuale premio di maggioranza sono calcolati e assegnati su base regionale fatta eccezione per i sei senatori della circoscrizione Estero. Le soglie di sbarramento sono del 20% per la coalizione, del 3% per i singoli partiti della coalizione, del 8% per i partiti che si presentano da soli. Il premio di coalizione è assegnato di volta in volta alla coalizione che su base regionale non arriva al 55% dei voti,  in quanto non è possibile fissare su base nazionale il numero complessivo certo di seggi di cui dispone la maggioranza. Solo in Val d'Aosta e Trentino Alto Adige rimane in vigore il sistema attuale che prevede i collegi uninominali.

Dott. Emanuele Tarditi

Tratto da "La Voce di Milano"


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