Referendum e riforme costituzionali

Referendum, ora le riforme costituzionali!
Perchè devono esistere referendum di serie A e referendum di serie B?


L’ultima tornata referendaria che ha visto impegnato solo il 25% dei cittadini ha dimostrato come essi siano stanchi delle deleghe in bianco ai politici e vogliano riappropriarsi del loro potere decisionale.
I motivi della divaricazione esistente tra il desiderio di recuperare la propria sovranità “popolare” e l’effettiva partecipazione alle consultazioni sono la poca informazione, la non voglia e la paura di non modificare nulla, quando tutto è annullabile da una leggina proposta in Parlamento. Per non parlare poi della campagna contro il voto, per il gioco del quorum, fatta da alcuni partiti, che ha inficiato la democrazia.
I comitati referendari si sono radunati: da Milano è partita la controffensiva per la democrazia diretta. All’indomani del voto, Michele Chieregato ha pensato ad una raccolta firme per una proposta di legge costituzionale d'iniziativa popolare per l'abolizione del quorum ai fini della validità dei referendum. Dopo le opportune consultazioni tutto il suo movimento, la Federazione dei liberaldemocratici, ha appoggiato l’iniziativa e in breve è nato un comitato organizzativo a supporto del progetto.
La proposta di legge prevede che il quarto comma dell’art. 75 della Costituzione sia sostituito dal seguente: “La proposta soggetta a referendum è approvata se ha votato a favore la maggioranza dei votanti, altrimenti è dichiarata respinta”. I motivi della scelta derivano essenzialmente dall’esame dell’istituto del referendum negli altri stati. Non c’è quorum in nessun paese dove il referendum funziona davvero come ad esempio in Svizzera, nei singoli stati degli USA (California, Oregon etc), in Irlanda, Spagna, Regno Unito, Francia. C’è il quorum più basso del 50% in alcuni paesi, per esempio in Danimarca del 40% ed in Ungheria del 25%. Di contro é previsto il quorum in tutti quei paesi dove il referendum non è applicato frequentemente o completamente.
In Italia esistono due tipi di referendum: quello confermativo costituzionale, contemplato dall’art 138, e quello abrogativo, previsto dall’art. 75. Nel primo caso i cittadini devono semplicemente confermare una scelta del Parlamento, nel secondo invece “mettono a giudizio” l’attività dei politici. Esistono allora referendum di serie A (quelli costituzionali, determinati dai partiti politici) senza obblighi di quorum e quelli di serie B (quelli chiesti dai cittadini con faticose raccolte di firme) con maggiori obblighi?
Dato il tasso di astensione dal voto che è in continua crescita è verosimile che in futuro (come è già stato nel recente passato) sia impossibile o molto difficile raggiungere il quorum. Quindi il referendum diverrebbe uno strumento inutile. In materia si è anche espressa la Corte Costituzionale, a proposito della scelta della regione toscana di prevedere come quorum il 50% degli elettori che hanno votato alle ultime elezioni regionali. In tal modo una legge approvata dal consiglio eletto da un certo numero di elettori può essere eliminata dalla maggioranza di quegli stessi elettori.
La corte osserva che non appare irragionevole, in un quadro di rilevante astensionismo elettorale, stabilire un quorum strutturale non rigido, ma flessibile, che si adegui ai vari flussi elettorali, avendo come parametro la partecipazione del corpo elettorale alle ultime votazioni del Consiglio regionale, i cui atti appunto costituiscono oggetto della consultazione referendaria.
Non si discute di “vendette” politiche, ma dell’essenza della democrazia, che si nutre di scelte e non di astensioni. La presenza del quorum scoraggia la partecipazione. Infatti dove non esiste il quorum, chi è contro la proposta contenuta nel referendum partecipa per manifestare il suo dissenso. In Italia, almeno da quanto appare negli ultimi anni, chi desidera votare no, semplicemente evita di andare a votare e quindi somma il proprio voto negativo a tutte le astensioni, facendo vincere scorrettamente la propria scelta. Ma in realtà vince il non interesse, la non scelta e la distanza dei cittadini dalle istituzioni aumenta, con un calo di democrazia. Con il sistema del quorum inoltre viene penalizzato chi partecipa alla vita politica e di contro è premiato chi non partecipa.
Vorrei far notare infine come la scelta di abolire il quorum sia maggiormente rispettosa dei valori costituzionali, certo una riforma di tale livello è utile se è il preludio ad un ripensamento del referendum, ottenendo anche quello consultivo e mettendo al vaglio dell’opinione pubblica anche le scelte internazionali, poiché, come insegna Chirac, si può perdere un referendum, ma far vincere la democrazia.
Dott. Emanuele Tarditi




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