EXCURSUS SUL CONCETTO DI TEMPO
cosè
il tempo? Se nessuno minterroga, lo so; se volessi spiegarlo a chi mi
interroga, non lo so
SantAgostino
Cosè il tempo?,
si chiedeva SantAgostino, se nessuno minterroga, lo so; se
volessi spiegarlo a chi mi interroga, non lo so. Lasserzione di
SantAgostino dimostra come sia difficile spiegare questo concetto, nonostante
esso sia così connaturato al nostro io e così familiare nei nostri discorsi.
La questione fu ripresa nel periodo tra otto e novecento non solo per fare
chiarezza laddove si era arenato SantAgostino, ma anche, e soprattutto, perché
radicali mutamenti in campo tecnologico e socio-culturale imposero nuovi modi di
percepire e di vivere il tempo. Infatti la centralizzazione delleconomia, la
concentrazione della popolazione nelle città, la radiotelegrafia, il telefono
e, last but not least, lorario delle ferrovie resero necessario un sistema
universale del tempo al fine di coordinare la vita nel mondo intero. Le tappe
salienti di questo iter furono lintroduzione dellora ufficiale mondiale e
la Conferenza Internazionale sul Tempo, svoltasi a Parigi nel 1912 per la
necessità di conferire ununiformità nei segnali orari da trasmettere nel
mondo. Quando si parla di tempo tutti noi, istintivamente,
pensiamo ad una categoria oggettiva, nel senso che esiste un solo tempo.
7
Si
tratta del cosiddetto tempo spazializzato della scienza, rappresentabile
come una serie di istanti che si susseguono ordinatamente
e cronologicamente nella progressione passato-presente-futuro, in maniera simile
a dei punti su una linea. Siamo di fronte ad una scomposizione indefinita del
tempo in cui si possono rilevare delle contraddizioni: il
tempo segmentato ed irrigidito contraddice il concetto stesso di tempo, che è
movimento perpetuo e perciò tale scomposizione
offre unimmagine astratta ed irreale. Il tempo diacronico, di cui
parlava la scienza, in primis i positivisti, non rappresentava la fotografia
della realtà ma una mera costruzione dellintelligenza. Latto
intellettivo postula, infatti, la spazialità prima ancora della temporalità,
in quanto pensare in termini concettuali significa distinguere e non può
esistere distinzione senza spazialità. Per la scienza gli istanti possono
essere differenti solo quantitativamente, per converso noi ci accorgiamo che fra istante ed istante vi è una notevole differenza qualitativa.
Per la scienza ogni momento è estraneo allaltro, mentre noi sperimentiamo,
ad esempio nel pentimento, che vi è compenetrazione tra i diversi momenti. Per
la meccanica, inoltre, ogni momento è reversibile, nel senso che si può sempre
tornare indietro, ma la vita ci insegna che ogni giorno porta con sé delle
proprie novità irripetibili. Infine nel considerare nuovamente questa antinomia
fra tempo della scienza e tempo percepito-vissuto si può dire che ciò
che è valido per i fenomeni fisici non può essere trasferito alla vita
interiore delluomo. Di conseguenza la
scienza non ha considerato il tempo della vita, dellattesa, del desiderio e
del ricordo, che viene percepito da ognuno di noi in maniera personale, intimistica
ed ogni volta in modo diverso, con pesi e misure che mutano perpetuamente.
A questo punto del nostro discorso si impone la seguente domanda: qual è il
tempo reale, ossia quello interiore-vissuto? Si può trovare una risposta a tale
quesito nelle opere di Bergson.
Eros Tarditi
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